‘Nessuno mi può giudicare’, storia di una escort per necessità

‘Nessuno mi può giudicare’, storia di una escort per necessità

25 Gennaio 2022 albatros

Di storie come quella di cui parleremo oggi in questo spazio ne esistono moltissime, ed è strano che soltanto alcune di esse siano state oggetto di rappresentazioni teatrali, serie televisive e films; ci riferiamo a storie di vita quotidiana che parlano di donne costrette a prostituirsi per riuscire a sopravvivere, quadretto che si vede sempre più spesso al giorno d’oggi, un’epoca già molto difficile di per se e resa ancor più dura dalla pandemia che stiamo vivendo.

Nessuno mi può giudicare è un film del 2011 diretto dal regista, sceneggiatore, commediografo ed attore romano Massimiliano Bruno, che fece per l’appunto il suo esordio come direttore di una pellicola proprio in questa occasione. Bruno, che tra le altre cose è stato autore anche di molte altre sceneggiature di successo sia per il cinema che per la televisione, ha voluto scegliere personalmente gli attori per questa pellicola, che ha riscosso un discreto successo ai botteghini ed ha ricevuto pareri positivi dalla critica.

Trama del film-commedia

Alice Bottini, interpretata dalla bellissima e bravissima Paola Cortellesi, è una donna benestante ma anche molto arrogante e piena di se che vive in una splendida villa al Circeo insieme al marito Pietro ed al figlio di 9 anni Filippo; la sua vita sembra essere quasi irreale tanto è bella, ma all’improvviso diventa esattamente l’opposto. Pietro muore improvvisamente in un incidente stradale, e lei apprende dal suo avvocato che era anche pieno di debiti, una tragedia nella tragedia per Alice.

La vita diventa improvvisamente un incubo per Alice, costretta prima a licenziare la servitù che aveva nella sua bella villa, poi a vendere addirittura l’immobile per trasferirsi in un appartamentino nella zona del Quarticciolo, in condizioni tutt’altro che agiate. Alice ha un anno di tempo per pagare i debiti lasciati da suo marito, ed il ricavato della vendita della villa non è sufficiente; decide quindi di iniziare a frequentare la sua amica escort di professione Fabiana (in arte Eva), col preciso scopo di imparare tutti i trucchi del mestiere di escort, unico lavoro in grado di garantire ottimi guadagni in poco tempo.

Nessuno mi può giudicare- 2

Quando fare la escort diventa una scelta obbligata

Nessuno mi può giudicare vuole in pratica sensibilizzare l’opinione pubblica sulla posizione delle lavoratrici del sesso, siano esse prostitute da marciapiede, ragazze squillo, o escort di lusso; molte volte infatti, proprio come si racconta in questo film-commedia, la gente fa presto ad emettere sentenze offensive e discriminatorie su una donna che si prostituisce, senza pensare neppure per un attimo che forse dietro quella figura si nascondono problematiche sociali ancor più gravi, e che magari, con un po’ di fortuna, quella stessa donna che fa la prostituta avrebbe volentieri desiderato un’altro tipo di vita.

Certo, chi decide di entrare a far parte del mondo della prostituzione nella maggior parte dei casi lo fa perché ha deciso liberamente di farlo, ma è anche vero che oggi sono moltissime le ragazze giovani ed anche le donne di una certa età, che svolgono la professione di accompagnatrice professionale escort, e non tutte sono contente di ciò. Vuoi per colpa della profonda crisi economica in cui si trova quasi tutta Europa, vuoi a causa dei tanti posti di lavoro persi per colpa del Covid, il fatto certo è che il numero delle escort di professione è in continua crescita, ed i casi in cui questo mestiere costituisce un forzato ripiego per pagarsi le spese di sopravvivenza sono molti di più di quelli che ci si immagina.

Una storia di vita abbastanza comune

In effetti sono moltissime le donne che fanno le escort di professione o che comunque sono dovute entrare per forza nel giro della prostituzione, e basta soltanto navigare un po’ in internet per averne un’idea; d’altra parte le problematiche della vita odierna che abbiamo citato rispondono a verità, è tutto ben visibile agli occhi di tutti, non ci stiamo inventando proprio nulla.

Ma cosa dovrebbe fare una ragazza giovane, magari anche divorziata o separata e con figli a carico? Un impiego non si può certo inventare dal nulla, altrimenti non esisterebbe disoccupazione, no? Quella delle prostitute dovrebbe essere una categoria da aiutare, non da giudicare alla stessa stregua di un qualsiasi criminale che magari ha commesso omicidi, violenza, o rapine a mano armata; per di più, perché proibire ad una donna (ma anche ad un uomo) di fare col suo corpo quello che vuole? Perchè deve sempre essere presente lo Stato, anche quando si tratta di un semplice accordo tra due parti (prostituta e cliente)? Il motivo si sa bene, ed è forse proprio per questo che il problema non avrà mai soluzione.

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